Fine del Superbonus, la Pandemia ed il terremoto in Turchia
La Pandemia, il terremoto in Turchia e la fine del Superbonus 110%
Dal male, è stato detto, può nascere il bene.
Dalla Pandemia da Covid – 19, che tante vittime e dolore ci ha portato tra il 2020 e il 2021, è nato il Next Generation EU, un piano di aiuti economici dell’Unione Europea pensato al fine di risollevare le economie più colpite dalla Pandemia, in primis quella italiana.
Tali ingenti fondi europei, tuttavia, sono stati vincolati alla realizzazione di alcuni obiettivi che l’Italia ha formalizzato nel PNRR (Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza).
L’obiettivo n. 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica), è quello della riqualificazione energetica e messa in sicurezza del nostro patrimonio edilizio che da una parte inquina (si stima sia responsabile di circa il 30% delle emissioni di gas clima alteranti) e, dall’altra, è poco sicuro (gran parte dei nostri immobili sono stati edificati prima dell’entrata in vigore delle normative antisismiche o, comunque, non le rispettano).
Anche da ciò il c.d. Superbonus 110% che aveva lo scopo non già (o, comunque, non solo) di rilanciare il settore dell’edilizia ma di attuare il citato obiettivo n. 2 del PNRR.
Tutto sembrava muoversi nella giusta direzione.
Ma l’irrazionalità dell’essere umano fa si che anche dal bene può nascere il male.
Un’assurda guerra ci ha fatto capire la nostra dipendenza dal gas russo: ogni giorno, con una spesa arrivata anche ad 80 milioni di euro, finanziavamo e finanziamo anche noi l’armata dell’invasore comprando combustibili fossili, ossia climalteranti.
Una decretazione d’urgenza avrebbe potuto / dovuto accelerare lo sviluppo di energia da fonti rinnovabili e sostenibili ma, invece, si è tornati sul carbone (D.L. n. 14/2022).
Anche noi cittadini, dopo aver compreso la destinazione e l’uso dei nostri danari, preso atto dell’aumento del costo di un gas inquinante e della possibilità, quasi a costo zero, di migliorare l’efficienza energetica dei nostri edifici, avremmo potuto / dovuto correre ad eseguire le opere del c.d. eco bonus 110% ma, invece, lo hanno fatto in pochi e alcuni di questi, da “buoni italiani”, solo a scopo di truffa.
Da ultimo, con buona pace della certezza del diritto e dei buoni propositi, l’ennesimo decreto-legge n. 11/2023 che, di fatto, pone fine al Superbonus 110%: non è più consentita la cessione del credito o lo sconto in fattura, solo qualche ricco e (ancor più difficile a trovare) onesto cittadino (occorre pagare tante tasse) potrà accedervi.
Noi italiani preferiamo affidarci all’imponderabile destino, ossia sperare che simili eventi accadano sempre altrove o, nella peggiore delle ipotesi, come nelle tragiche immagini che giungono dalla Turchia, di trovarci in uno degli edifici che resta comunque in piedi e non tra quelli che tracollano.
Preferiamo sprecare immani somme di danaro, quasi in perpetuo, nel vano tentativo di riparare i danni di un sisma (con le accise sulla benzina paghiamo ancora la ricostruzione post terremoto del Belice, 1968, del Friuli, 1976, dell’Irpinia, 1980), anziché investire nella prevenzione (id est, sisma bonus).
È l’irrazionalità dell’essere umano con la quale si è recentemente scontrato anche il nostro Premio Nobel Giorgio Parisi, ossia un’esponente di quella comunità scientifica che da decenni ci dice e dimostra di come l’uomo sta pian piano distruggendo il nostro Pianeta (cfr. Relazioni dell’IPCC sul riscaldamento climatico di origine antropica e sue conseguenze).
Orbene, in una recente intervista dello scorso Ottobre, il Premio Nobel si è visto costretto a dichiarare che «Nella mia ingenuità, pensavo che si potesse installare un impianto fotovoltaico sul tetto e poi dividere l’energia fra i condòmini.
Invece ho scoperto che è una cosa complicatissima” e che «Ho proposto al mio condominio di fare il cappotto termico e installare 150 metri quadrati di pannelli fotovoltaici sfruttando il superbonus.
La mia richiesta non è passata.
Hanno vinto resistenze, complicazioni e burocrazia”. Non ci resta, quindi, che starcene nelle nostre belle case, tenere al minimo o spenti i termosifoni per risparmiare sulla bolletta del gas (non avendo voluto / potuto mettere un cappotto termico e dei pannelli fotovoltaici), e sperare – con un corno rosso in mano – che vada tutto e sempre bene (non avendo voluto / potuto metterle in sicurezza).