Bonus edilizi i dati di ISTAT ed EUROSTAT
Siamo certi di aver interpretato correttamente i dati forniti da ISTAT ed EUROSTAT in merito ai bonus edilizi?
È un dato di fatto che, per un certo periodo di tempo, il Superbonus e la cessione del credito hanno aiutato centinaia di migliaia di imprese, lavoratori e famiglie ad uscire dalla crisi dovuta alla pandemia da covid-19, creando al contempo una crescita economica (tra il 2% e il 6% del PIL) e rivitalizzando il settore dell’edilizia che cresce di ben oltre il 10% annuo senza considerare l’indotto, che altrimenti avrebbe avuto perdite molto ingenti.
Si può poi discutere sulle modalità di attuazione del Superbonus e di tutti i bonus edilizi, con l’impellente necessità di rimodulare un piano che genera nel tempo benefici.
I costi però vanno sempre affiancati ai benefici, per poterne valutare la fattibilità dell’investimento.
Parlare di truffe (5% Superbonus e 58% Bonus Facciate) e di buchi di bilancio non è poi così corretto, infatti in un periodo (2020-2021) in cui tutti i paesi europei avevano un PIL negativo o prossimo allo zero, l’Italia, era l’unico paese, che contro ogni aspettativa, aveva un PIL con segno positivo, ma dobbiamo dire la verità. In un mercato europeo fatto di regole e vincoli dei paesi membri, lo Stato Italiano complice la pandemia, è riuscito a far digerire alla Comunità Europea questa misura emergenziale.
Se non che, i crediti fiscali trasferibili, erano diventati a tutti gli effetti quello che è il principale incubo dell’Unione Europea, ossia una moneta di scambio parallela all’Euro, che non incideva sul debito pubblico dello stato, bypassando di fatto gli accordi europei sull’indebitamento dei paesi membri in rapporto al PIL del singolo stato.
Grazie a questo piccolo stratagemma, contestualmente, siamo passati da fanalino di coda del settore dell’edilizia e di tutto l’indotto, a locomotiva d’Europa grazie al Superbonus.
L’attuale Governo, invece, si è inventato quella che possiamo definire una “gabola contabile”, ovvero considerare i crediti come una spesa dello Stato all’atto dell’emissione e quindi deficit pubblico.
E qui c’è da rilevare anche una palese distorsione della realtà, tutta sui costi e poco sulle entrate generate e dei benefici indotti, portata avanti del nostro Presidente del Consiglio e da tutto il suo entourage.
Come si può dire la bestialità che il 110% è costato 2000 euro ad ogni italiano?
Hanno fatto il calcolo come lo farebbe un bimbo della scuola elementare, prendere la spesa totale e dividendola per 60 milioni di italiani, ma non è così che funziona!
Bisognerebbe le entrate in termini di tasse, di IVA, di Irpef, di crescita del PIL e non ultimo gli introiti degli Enti Locali per tutte le sanatorie presentate”.
Forse il Governo dovrebbe avvalersi di professionisti qualificati, disposti a collaborare con le Istituzioni, per studiare ognuno secondo le proprie competenze, misure pluriennali di riqualificazione e non come avviene ormai da decenni di correre dietro alle emergenze, abusando dell’utilizzo di DL, DM e DPCM.
Sembra che i Parlamentari italiani si siano dimenticati come si crea congiuntamente una legge che non sia un rebus di abrogazioni ed integrazioni, per programmare il futuro dei giovani.
Il superbonus di per se è un ottima idea, peccato che i vari Governi non siano stati in grado di legiferare correttamente e siano dovuti ricorrere a continue modifiche ed arrangiamenti, modificando le carte in tavola durante la partita.
La mancanza di credibilità.
All’indomani delle elezioni nazionali e regionali, che hanno visto al voto circa 1 italiano su 3 degli aventi diritto, tutti i partiti politici hanno addotto motivazioni di vario genere sul motivo del perché abbiano vinto o perso le elezioni.
Nessuno si è posto il problema del perché gli italiani non vadano più a votare!
È palese che 2 italiani su 3 si sentano scarsamente rappresentati dall’attuale classe politica e non ritengono più le istituzioni dei soggetti affidabili.
Nel settore condominiale possiamo osservare oggi la diffidenza di molti condòmini nell’accedere a qualsivoglia bonus edilizio, d’altronde se “il banco bara”, perché continuare a giocare?
Come potremo dire ai proprietari di immobili che dovranno efficientare i loro immobili secondo le direttive europee?
Poi, nel paese del “tutto è improvvisamente possibile”, la contraddizione di mettere le mani in tasca agli italiani per misure come quelle richieste dalla Nato che ci costringono a pagare il 2% del Pil in armamenti.
Però poi vogliamo fare fuori una misura che il 2% o il 6% del Pil lo fa crescere come quella dei bonus edilizi, dei crediti fiscali e la loro cessione.
È bene chiedersi se un Paese civile e democratico possa:
-Lascia un disabile o una mamma con il passeggino davanti ad una barriera architettonica;
-Abbandonare i soggetti energeticamente svantaggiati al freddo o al caldo senza dargli la possibilità di riscattarsi;
-Ignorare la popolazione esposta al rischio idrogeologico e terremoti, senza alcuna misura di prevenzione e protezione;
-Trasferire il proprio debito pubblico nei cassetti fiscali delle imprese e portarle al fallimento;
-Non investe sul futuro dei propri giovani con misure di sviluppo pluriennali.
Un’altra triste verità è che, a seguito dei Superbonus, i cantieri degli appalti pubblici (PNRR) stavano rallentando notevolmente vista la scarsa partecipazione delle imprese alle gare di appalto, che prediligevano acquisire appalti privati al massimo delle tariffe senza applicare sconti.
Addirittura tra il 2020 ed il 2022 in alcuni periodi le imprese edili e dell’indotto, hanno fatto molta fatica a trovare manodopera disponibile a lavorare.
Spero che i nostri politici vogliano risvegliarsi da questo fantastico ed “allucinogeno” (come detto dal Ministro Giancarlo Giorgetti) viaggio nel mondo delle favole per sporcarsi le mani nel mondo reale con dei nuovi bonus edilizi.
D’altronde anche l’Agenzia delle Entrate lascia ampi spazzi di manovra, come ribadito dal Presidente Ruffini in Commissione Finanze