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ANAIP | Associazione Nazionale Amministratori Immobiliari Professionisti

Canoni di locazione 2023: adeguamento Istat

Canoni Di Locazione 2023: Adeguamento Istat

Canoni di locazione 2023: adeguamento Istat

Con l’aumento dell’inflazine è scatto inevitabilmente l’aumento del canone con i suoadeguamento in base ai dati Istat .

I canoni di locazione soggetti alla rivalutazione all’inflazione (a meno che non si eserciti l’opzione di cedolare secca) subiscono un aggiornamento periodico basato sull’andamento dei prezzi al consumo per le famiglie italiane (FOI) calcolato ogni mese dall’Istat.

L’indice stabilito per maggio 2023 è in aumento dello 0,2% a 118,6, in crescita del 7,2% su base annua e del 14,5% su base biennale (per i contratti con clausola di adeguamento ogni 2 anni).
L’adeguamento Istat ha lo scopo di allineare l’importo dell’affitto al reale andamento dell’economia e al costo della vita.

Coloro che nel 2023 hanno scelto di adeguare il canone applicando l’indice FOI (Famiglie di Operai e impiegati) medio annuale dell’anno precedente, ha utilizzato i dati di fine 2022 e calcolato la media, pari a +8,1%.

Vediamo in dettaglio come funziona l’adeguamento per i canoni di locazione e quando scatta l’aumento del prezzo dell’affitto.

Contratto di locazione con adeguamento all’inflazione

Nei contratti di locazione immobiliare viene quasi sempre prevista una clausola per l’aggiornamento annuale del canone di affitto, rispetto alle variazioni dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati rilevate dall’Istat nell’ultimo anno solare.

L’indice ISTAT scaturisce da una attenta valutazione tra l’eventuale aumento del costo della vita rispetto all’anno precedente, sulla base di quasi duemila fattori, aggiornati periodicamente in base alle emergenti necessità delle famiglie italiane, viene generalmente utilizzato per ricalcolare ogni 12 mesi il costo dell’affitto concordato tra inquilino e proprietario dell’immobile concesso in locazione.

Obbligo di aggiornamento del canone di affitto

Se previsto da una precisa clausola inserita nel contratto di locazione specificando se al 100% per contratti a canone libero oppure al 75% per contratti a canone concordato.
L’adeguamento del canone all’indice ISTAT va effettuato ogni anno, in caso contrario il proprietario dell’immobile non può avanzare alcuna pretesa nei confronti dell’inquilino.

Restano esclusi dall’aumento i canoni di locazione sottoscritti con contratti di affitto che applicano la cosiddetta cedolare secca.

Infatti i contratti di locazione stipulati con cedolare secca sono esentati dal pagamento dell’imposta di registro e da quella di bollo dovute per registrazione, risoluzione o proroghe dei contratti stessi, e non viè nemmeno l’obbligo di imposta di registro per l’eventuale cessione.

A fronte di queste agevolazioni, scegliere la cedolare secca significa rinunciare a chiedere, per l’intera durata della locazione, l’aggiornamento del canone di locazione, anche se contrattualmente previsto, la rivalutazione accertata dall’Istat.

Aggiornamento canoni di locazione: come funziona

Il canone di locazione si rivaluta applicando indici diversificati: a seconda che si tratti di un contratto di locazione a uso abitativo o di un contratto di locazione a uso commerciale: fino al 100% per contratti di locazione ad uso abitativo, non oltre il 75% per locazioni ad uso commerciale: in base alla legge 392/78 (art. 32).

Le parti possono anche concordare termini diversi.

Per l’aggiornamento bisogna prendere come riferimento gli indici ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI)

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